Una giraffa infelice ovver l'Ungluc der giraffe

ed è subito sera.

Sarà pure una domanda (pregunta?) assurda (asurda?), questa (esta?).

Eppure è stata posta, e una volta posta, la domanda non si può eludere (die Frage, la incontournable question) e resta lì sospesa (behangt) in attesa di un'improbabile risposta. Ma ce l'aveva un nome la Giraffa?

Vuoi credere che migliaia di persone (hommes, femmes et enfants, vieux edentés avec leurs veuves, pas toujours joyeuses, mais laissons l'opérette...) si siano accalcate per vederla passare, da Marsiglia a Lione a Parigi, la prima giraffa sul suolo di Francia, sgomitando, schiacciandosi i piedi, urlando, imprecando, appladendo, strattonando, bestemmiando nei più svariati pastosi dialetti, loro le maschere, senza neanche sapere come si chiamasse, lei, la zoccolante?

La Giraffa, non spiaccia ad Adamo, nostro colpevolissimo padre (altro che Limbo! te lo do io il limbo, delinquente che ci hai rovinati a tutti!), che ha seguito quasi tutti i consigli di dio, non poteva essere semplicemente giraffa, non quella perlomeno. La prima, o per lo meno la prima di cui si abbia notizia (scritta e documentata), come di scimmia girante, giostrante, e, perchè no, gongolante, tronfia, sgonfia, pallida, disperata.

Non ignoro, anche se sarebbe facile, che circolano voci a proposito di una congenere medievale e fiorentina. Ma che importa, Firenze non è più il centro o pertugio tondo del mondo e da parecchio. E poi ha già creato abbastanza problemi, la godereccia Fiorenza, con la lonza che di pel maculato era coverta: ghepardo, giraffa, lince, forse gattone. Demonio.
Quanto a quelle antiche, canute, ci ricondurrebbero al circo. Ma questo non è un gioco e non ci garba certo di tornare in tondo, ci tocca procedere e procediamo dunque.

Dunque quella fu la prima: europea vera ed occidentale Giraffa per benigna volontà del Viceredegitto. Punto e basta, senza note a piè di pagina nè postille vezzose e leziose, chè l'erudizione sarebbe, nel caso nostro, al meglio, irritazione cutanea, fastidiosa mordizione di cute, spurgante foruncoletto, splash, che sbotta maturo il bubboncello.

Correva l'anno 1826 e, paziente, camminava, camminava la giraffa, da Marsiglia a Parigi. E ce ne voleva di pazienza: tre mesi di strada non sono poca cosa! Specie dopo aver svernato, pazientemente rimettendosi dalle emozioni (eufemismo, chè la sua conserella promessa a lidi boreali, ci aveva lasciate e piume e penne e pelose alleggre macchiette) della traversata di ben due deserti di onde e dune, l'uno di sabbia, rossa, e 'l secondo d'acqua, giallina, azzururra o turchese, salata, tutta una questione di cangiante angolo di rifrazione nel fluido infinito. Ma fermati, Sole! Non sei tu stufo di girare? Povero Copernico e povero Galileo, tanta fatica sprecata, per risvegliarsi, a quattro o cinquencento anni (ne ha fatti di giri, il sole, nel frattempo), in pieno incubo creazionista amerikano (e dio, che fa? dio. Dio sogghigna? Si sbellica, si piscia sotto dal ridere? forse così iniziò il diluvio. Universale).

Senza nome. Strana bestia e di sicuro infelice con le sue macchie leopardesche, francamente fuori luogo e l'occhio bovino, il collo lungo, le zampe, gli zoccoli, szoccolanti per miglia e miglia e leghe e leghe, tra folle acclamanti di buzzurri, zotici odorosi e printanieresche contadinelle scalze.

Questa delle contadinelle scalze, è immagine che meriterebbe un momento di riflessione; e già che si parla di storia, non è certo il tempo che ci mette premura: riflettiamo, dunque. Alle scalze bauerinnen.

Quanto alla giraffa morì zitella al Jardins des Plantes, il 12 gennaio 1845.

Pare che, impagliata, la si possa ancora ammirare al Museo di Storia Naturale, alla Rochelle (che, delusa dal Vecchio Mondo, nutrisse progetti americani? L'innominata giraffa!).